mercoledì 19 novembre 2014

Preghiere


Alcuni anni fa mi trovavo per la prima volta ad una conferenza interreligiosa. Per la prima volta vivevo per una settimana insieme a coetanei musulmani. L’anno successivo ci ritornavo e facevo anche una presentazione con una ragazza musulmana su donne e copertura della testa in Ebraismo e Islam. Sentivo i miei confini identitari muoversi, farsi fluidi. Vivere, mangiare, dormire con questi miei coetanei era più che studiare insieme. Partecipare ad una preghiera del venerdì era più che parlare di politica.

Una cosa che allora mi aveva colpito molto e che mi sono portata dietro per questi anni è la parte di preghiera “Allah hu akbar”, D è grande. Il fatto che molti terroristi dicano queste parole, ma che siano in realtà una preghiera, appunto. E che durante la preghiera i musulmani non possono portare armi. Il fatto che, in fondo non è così lontano da “Barekhu et Adonai... Barukh Adonai hamevorach...” e che tutti, musulmani e ebrei, ci inchiniamo tutti in quel momento.
Ecco, io oggi di tutti questi pensieri non so che farmene.
The aftermath of the attack in Kehilat Yaakov synagogue (Photo: GPO) 
La Sinagoga Kehilat Yaakov, Har Nof, Gerusalemme dopo il massacro.

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