venerdì 30 marzo 2007

chag pesach kasher vesameach!

Lunedì comincia Pesach:
zeman cherutenu,
tempo della nostra libertà.
Tempo di libertà, di riflessioni, di grandi magnate.
Auguro a tutti - ebrei e non -
che l'anno prossimo ci veda benè chorin,
liberi da oppressioni di ogni genere.
E a tutti gli ebrei dico:
bashanà habaà bYrushalaim,
che l'anno prossimo possiamo festeggiare
liberi e sicuri a Gerusalemme.

CHAG PESACH KASHER VESAMEACH!

Who let the Jews out?

giovedì 29 marzo 2007

viva la pappa...

Tornando ad argomenti più seri, mi rendo conto che in questo periodo c'è un mucchio di gente che cerca ricette per Pesach.
Ho deciso di dare anche io un contributo alla causa, mettendo a disposizione un paio di ricettine casalinghe.

Una premessa però: non mi chiedete di spiattellare in pubblico la mia ricetta di famiglia del charoset (la malta, insomma la marmellata che si mangia durante il seder) o roba simile. Ne va della mia incolumità. Non mi chiedete neppure la ricetta delle matzoballs, perché non saprei da dove cominciare.
Suggerisco invece una ricetta salata e una dolce, abbastanza facili.


La matzà rossa

Ingredienti:
2 azzime fini a testa, pelati, aglio, olio, sale, peperoncino e basilico in quantità sufficienti per un sugo per le persone che avete da mettere a tavola.
In una padella larga preparate il sugo normalmente, lasciando i pelati a pezzettoni. Intanto portate a bollore una pentola di acqua. Tuffatevi rapidamente le azzime spezzate in 4-6 pezzi (giusto qualche secondo, mi raccomando - altrimenti diventano una pappa immangiabile). Scolatele e saltate nel sugo. Servite subito.


Pasta reale

Ingredienti: 8 uova
, 8 cucchiai di zucchero, 8 cucchiai abbondanti di farina di azzime, 1 arancia (buccia), un pizzico di sale.
Sbattete i rossi e lo zucchero. Unite la buccia dell'arancia. Sbattete a neve i bianchi con un pizzico di sale e uniteli all'impasto, alternando con la farina. Cuocere a 180° per 50 minuti, senza mai aprire il forno altrimenti si smonta!

sicurezza: tutto liscio come l'olio

Lunedì sera c'è stata a Milano la manifestazione per la sicurezza.
A dire il vero ce ne sono state ben 3. Una del centro-sinistra, una del centro-destra e una non ho ben capito di chi.

Io passo a Milano un certo numero di giorni al mese e, guarda caso, vivo in una delle aree ritenute più pericolose della città: abito a solo poche centinaia di metri da via dei Transiti, la traversa di viale Monza vera e propria "capitale" dello spaccio e della prostituzione.
A Milano non c'è una grande vita sociale, però a volte la sera esco. Qualche settimana fa, rientrando da una cena a mezzanotte passata, mi sono guardata intorno, mentre giravo 20 minuti alla ricerca di un parcheggio (questa sì vera piaga, visto che oltre tutto la metropolitana funziona solo fino a poco dopo mezzanotte...) ed sono riuscita a riscontrare le seguenti figure sosospette:
a) n.1 pusher
b) n.1 attempata battona italica.
Nella zona più pericolosa di Milano.
Comunque la notizia della manifestazione ha fatto il giro di giornali e telegiornali.
I postumi della sbornia di sicurezza non sono però forse così noti. Questa mattina la polizia ha dovuto bloccare per diverse ore il traffico di corso Buenos Aires, già funestato da incidenti fin dalla prima mattinata. Indovinate perché?
I manifestanti del corteo serale, cioè quello della Moratti e Berlusconi, evidentemente presi dalla foga o forse inesperti di fiaccolate e cortei, hanno sgocciolato la cera delle fiaccole sul manto stradale, creando una scivolosa e uniforme patina. Il risultato è che stamani il percorso del corteo dei manifestanti era ancora riconoscibile per il corteo di macchine e motorini incolonnati a passo d'uomo e intenti ad evitare di scivolare.
Il Comune porge le sue scuse alla cittadinanza e sostiene che pagherà i danni. Nell'intento di trasformare le vie di Milano nel salotto buono della città, si erano dimenticati di avvisare che la servitù aveva appena passato la cera.

martedì 27 marzo 2007

l'europa e le carote

Negli ultimi giorni, grazie alla felice contemporaneità del cinquantesimo dei patti europei di Roma e degli interventi di Bagnasco (il monsigneur) e di Ratzinger (la B16) siamo di nuovo tornati a parlare di radici dell'Europa.
Personalmente sono un'europeista convinta. Viaggiare avanti e indietro per lo spazio Schengen senza dover esibire un passaporto e muovermi senza dover cambiare moneta mi riempie ancora adesso, dopo alcuni anni, di un certo orgoglio. Senza considerare che, come italiani, se ci fosse mancato un aggancio all'economia europea saremmo tutti con le chiappe per terra.
Francamente, però, non mi sono mai messa da un punto di vista teorico. Eliminiamo alcuni fattori palesi: siamo un continente e abbiamo molte più cose in comune con i nostri confinanti che con i pinguini del Polo Sud. A parte tutto questo, che cos'è che tiene insieme l'Europa?

Insomma, tutto questo discorrere di radici comuni mi ha fatto riflettere. Proviamo a pensare per 5 minuti che abbiano ragione e cominciamo a scavare alla ricerca delle mitiche radici cristiane. Superato lo strato delle falde acquifere inquinate e dei residuati bellici delle ultime due guerre mondiali combattute sul suolo del nostro continente (che effettivamente rappresentano un ottimo esempio di pio amore cristiano, su cui riposano le fondamenta europee) troviamo... delle meravigliose baionette. Urka che scoperta! Una delle ultime volte che l'Europa è stata segnata da un'impronta unitaria è stata sotto Napoleone. Ma Napoleone non era quello che veniva dalla Francia rivoluzionaria, quella del divorzio e della cittadinanza per chi risieda sul territorio nazionale?
Forse però mi sbaglio ancora. Bisogna scavare più a fondo. Ma com'è che trovo altre armi? Mamma mia! Devo essere finita un paio di secoli ancora indietro in un altro splendido esempio di concordia cristiana: quando cattolici e protestanti se la davano di
santa ragione per tutta Europa.
Vabbè, forse mi sbaglio ancora. Proviamo ad aggiungere il mitico prefisso giudeo- alla formula magica e come per incanto apparirà il solido sostrato giudeocristiano europeo. Forse.
Evito per pietà (non cristiana) di tornare verso la superficie, con quello che è successo sessanta-settanta anni fa durante l'ultima guerra e mi aggiro invece sul livello raggiunto. I resti però non lasciano molti dubbi: villaggi di ebrei incendiati, pogrom, ghetti.

Sarà colpa mia ma guardando indietro, o meglio in profondità, mica trovo delle grandi ragioni (giudaico)cristiane per stare tutti insieme. Per dirla tutta non ne trovo un granché in generale: a parte dei grandi momenti, sostanzialmente ci siamo date delle gran botte da orbi.
A dire il vero quello che non mi convince è proprio la prospettiva. Cristiane o giudaico-cristiane poco importa. La domanda resta sempre la stessa: da quando in qua gli esseri umani hanno le racidi? Siamo uomini o carote?
Forse semplicemente basta guardare un po' più in alto (verso i germogli, volendo). Io però preferisco dire che basta guardare avanti, verso il futuro.
Cercare di costruire un futuro più equo per tutti i cittadini europei mi sembra una ragione più che sufficiente per stare insieme.

giovedì 22 marzo 2007

Pesach e la febbre della polvere bianca

Quando la cucina diventa luogo di una guerra civile e fratricida si è certi di essere in Italia e, nella fattispecie, in una famiglia di ebrei italiani.
Il problema si acuisce in modo esponenziale con l'avvicinarsi di Pesach, visto che in questo periodo si prevedono cibi particolari, non lievitati in nessuna loro molecola (kasher lepeasach, adatti a pesach - appunto).
Da me oggi al centro del dibattito c'è stata la domanda: "Ma poi quanti pacchi di farina bianca kasher lepesach hai ordinato?"
Spiego per i profani, non ebrei e ebrei, perché vivendo un po' a Milano ho scoperto che c'è bisogno di spiegare davvero tutto.
Se chiedete alle vostre nonne (purché ebree italiane e non di importazione) vi racconteranno che quando erano bambine le loro mamme a Pesach facevano le ciambelline, o le ruschette o le matzot gnascirim. Per chi non lo sapesse sono tutti dolci fatti con farina.
In effetti, durante pesach non è proibito l'uso dei cereali (e della farina) in generale, ma solo se mescolata ad ingredienti che diano luogo a lievitazione, nella fattispecie l'acqua o sostanze acquose. Ma allora com'è che il pane azzimo è fatto di farina impastata con la temibile acqua? Il problema in realtà è quanto tempo si lascia l'impasto fermo. I rabbini hanno decretato che dopo 18 minuti la pallozza di pasta comincia a mobilitare tutti i vari fermentini e lievita. Dunque bisogna agire in fretta, come in E.R. - altrimenti si perde il paziente e addio ciambelline.
Ora però olio e uova non rientrano nelle sostanze acquose. Da sempre in Italia si fanno dei meravigliosi biscottini con la farina bianca di pesach e l'olio. Pensate che si fa addirittura anche la pasta (solo con farina e uova e subito rinsecchita nel forno).
Con grande sconforto di molti rabbini dell'ultima generazione questa roba fa parte della nostra tradizione. Il problema è che questi si sono messi in testa di decapitare questa feroce usanza, rendendo quasi introvabile la famosa polvere bianca. Si vende solo in alcune comunità e solo per uso personale.
Il problema vero, secondo me, è che nessuno nota che quegli stessi rabbini che negano l'uso a casa della temibile farina, non si fanno problemi a dare sigilli di kasherut a lieviti industriali, che miracolosamente (essendo a base di agenti chimici) diventano adatti a pesach e a dolci prodotti con questi.

Zuccherini di Pasqua

Quella che segue non è la mia ricetta casalinga di biscottini di Pesach, ma una ricetta presa da: La cucina nella tradizione ebraica, a cura di Giuliana Ascoli Vitali-Norsa, pubblicato da Giuntina.
Nel capitolo Dolci di Pesach, p. 367 troviamo:

Zuccherini di Pasqua n. 2 (Veronesi)
Ingredienti:
3 uova
200 gr. di zucchero a velo
500 gr. di farina cascer le Pesach
12 cucchiai di olio d'oliva
20 gr. di anicini
un pizzico di sale
scorza di limone grattugiata
Sbattete a lungo le uova intiere con lo zucchero, poi aggiungete il sale e l'olio e, da ultimo, piano piano, la farina e gli anicini. Lasciate riposare per almeno un'ora. Questo di lasciar riposare l'impasto è una precauzione necessaria perché altrimenti il composto risulta troppo morbido. Ungete il marmo con poco olio e con le mani unte fate gli zuccherini a forma di S
Cuocete in forno caldo per 10 minuti circa.

Li consiglio in particolare ad alcuni rabbini italiani, ma sono buoni per tutti.

domenica 18 marzo 2007

pulizie di Pesach

Forse non tutti i lettori di questo blog possono capire il problema.
Ma vi assicuro che le pulizie di Pesach sono un grosso problema che incombe su milioni di famiglie nel mondo.
Entro due settimane pane, pasta, torte lievitate, pizza, birra, piatti e posate normali, pentole normali, etc. etc. lasceranno le cucine delle case ebraiche, e in una sorta di annuale transumanza raggiungeranno lo sgabuzzino, la cantina o la soffitta. In cambio saremo invasi da matzot (pane azzimo), matzot al vino, matzot all'arancia, matzot all'uovo, matzot zuccherate, matzot al cioccolato, etc. etc. Vabbè, non la facciamo tragica! Vengono anche tante altre cose buone: la frittata dolce di azzime è una delle leccornie per le quali potrei fare follie.
Comunque c'è già sommovimento. Prima di tutto bisogna pulire tutto il pulibile e buttare via tutte le cose lievitate, lievitanti e lievitabili. A cominciare dalle briciole dell'ultima colazione che avete fatto a letto sabato mattina scorso e che immancabilmente si sono infilate tra il materasso e le doghe del letto, nonchè quelle finite dietro il divano dopo la pizza che vi siete mangiati l'altra sera sul divano guardando "Che tempo che fa".
Insomma Pesach si avvicina. Le pulizie incombono.
Per favore, non facciamoci prendere la mano!

mercoledì 14 marzo 2007

miss, mia cara miss

Ieri sera è stata incoronata Miss Israele 2007: Liran Kohner.
Liran è drusa. E oltre a essere in procinto per partire per la tzavà (la leva militare), ha dovuto resistere ad una forte opposizione da parte di una parte della popolazione drusa che si opponeva ad una carriera così "sconveniente" per una ragazza "delle loro". I Drusi infatti sono arabi, che hanno una religione esoterica nata nel XI secolo da una scissione nell’Islam sciita. In Israele vivono soprattutto nel Galil (nel nord), vicino al monte Carmel.
Comunque mazal tov alla nuova Miss!

Tanto ci riconoscono

Madonam madonenu, quant'è grande l'olam! Si dice dalle mie parti.
E io che pensavo che in fin dei conti a scuola un insegnante di "scienze umane" un po' di umanità ne capisse...
Vi faccio un esempio. Voi siete meridionali. Vi trovate davanti a un collega leghista, che passa le giornate a dire che i meridionali sono tutti mafiosi, che vengono a rubare il posto di lavoro alla operosa gente del nord e che certo forse la Padania come Stato indipendente magari è un'idea eccessiva, però in fondo anche i meridionali fanno di tutto per istigare i padani alla secessione. Il tutto ovviamente senza capire assolutamente che voi siete meridionali. Che cosa fate?
a) vi incavolate
b) vi mettete a ridere
c) tacete
d) provate a fargli cambiare idea
Quando poi il collega, che non sa che sei ebrea, si mette a dire che Hitler ha esagerato perché "come si fa a uccidere dei bambini?", ma insomma un po' di ragione ce l'aveva. E poi ti attacca con la predica ("perché forse tu non lo sai...") che gli ebrei fanno di tutto per restare isolati, hanno sempre le loro leggi rigide, si sposano tra di loro, non accettano nessuno, si aiutano tra di loro e basta, ecc. Che cosa fate?
a) vi sfogate con la vostra yiddish mame
b) pensate: ma magari!
c) vi andate a mangiare un panino col falafel al take away kasher
d) progettate con il collega un laboratorio sui pregiudizi
Aspetto consigli, perché io una risposta non l'ho ancora trovata e sono due giorni che ci penso!

domenica 11 marzo 2007

Purim

Domenica scorsa, il 4 marzo, ossia il 14 di Adar, è stato Purim.
Sarà per l'affinità tra lo spirito del Carnevale e Purim. Sarà perché a Carnevale e a Purim si deve bere: tanto fino a che non si riconosce più il vero dal falso. Sarà perché si mangiano le stesse cose chiamandole con nomi diversi: cenci e orecchie di Amman. Sarà perché ci si maschera comunque. Non lo so. Fatto sta che a me Purim piace almeno quanto Carnevale. Anzi quando come quest'anno capita subito dopo Carnevale è un bel prolungamento!
Di per sé la storia della festa non comincia in modo allegro e forse qualche pacifista potrebbe pure dire che neanche la fine è così allegra. Solo che secondo me chi la pensa così manca di senso di ironia. Allora provo a raccontarvi perché noi ebrei festeggiamo Purim. Mi ispiro molto liberamente al libro di Ester.

Mr. Achashverosh è un riccone, di quelli con le mani in pasta in politica. Come tanti ricconi non è una persona - come si suol dire - sentimentalemente felice. La moglie, Vashtì, è di quelle che quando vengono ospiti a casa sbuffa sempre: "eh mi tocca cucinare, e poi mi sporcano tutta casa". Anche se ovviamente lei non tocca un piatto: ci pensa la colf. Insomma un matrimonio in crisi.
Come spesso succede in questi casi, il marito comincia a guardarsi intorno: veline, ex-fidanzate di calciatori... E così in uno dei suoi mega-party Achashverosh incontra Ester. Bella, bellissima, la Miss dell'anno. La ragazza è sponsorizzata dallo zio, Mordechai, un tipo un po' maneggione, ma alla fin fine un brav'uomo, uno di quelli che per la famiglia farebbero tutto. Lo zio cerca di aiutarla a farsi strada e preoccupato del suo futuro gli dice: "Guarda che è meglio se non fai tanti nomi, lascia stare che sei ebrea. Insomma voglio dire anche Fabrizio Frizzi mica va a dirlo in giro".
Un giorno però uno della cerchia di Achashverosh, Mr. Amman, ha a che ridire con Mordechai. A dire il vero una roba da nulla, di quelle sul tipo: "Lei non sa chi sono io". Amman però se la lega al dito. Ma siccome non è uno che fa le cose a metà e poi si sa che in certi ambienti vince chi la spara più grossa, dice a Achashverosh non solo che Mordechai gli ha fatto uno spregio, ma anche che tutta la sua famiglia, anzi tutti gli ebrei, in realtà hanno offeso lui perché tramano contro Achashverosh. Morale della favola convince Achashverosh (che a dire il vero di politica non ne aveva mai capito un granché) a fare kaput a Mordechai, a tutta la sua famiglia e a tutti gli ebrei e decidono un giorno a caso.
Saputa la cosa, Mordechai, che proprio un cuor di leone non era, comincia a rompere le scatole alla nipote: "E guarda che poi mi fanno fuori. E poi se mi fanno fuori me tu come fai. Non sperare che non viene fuori che sei mia parente!". Però a parte la strizza blu non è che abbia grandi idee. Ester però sì. Chi dice che tutte le belle ragazze sono stupide? Prima convince Achashverosh a invitare a una cena privata alla villa Amman, poi durante la cena mette su una scenetta che convince Achashverosh che Amman ci sta a prova' con lei. Achashverosh ci casca e si convince che Amman lo ha raggirato in tutta la vicenda.
Solo che però ormai il decreto legge è già stato firmato: l'ordine di far fuori Mordechai, famiglia e ebrei tutti è già partito. Allora Achashverosh per prima cosa fa kaputt a Amman e a tutta la sua famiglia e poi fa nottetempo un consiglio dei ministri per un nuovo decreto legge: gli ebrei si possono difendere da chi si provi a fare kaputt a loro.

Le sorti si sono rovesciate: il pianto diventa riso, le vittime predestinate diventano forti.
E soprattutto, cosa non così lontana dal vero, si svela che il gentil sesso non è poi tanto debole.

P.S. Nella foto Rana Raslan, Miss Israele 1999, la prima Miss araba israeliana.

lunedì 5 marzo 2007

Potenza della musica

Tutti i viareggini sanno chi era Icilio Sadun: il grande compositore di tante delle musiche del Carnevale di Viareggio (Su la coppa di champagne, Maschereide, Carnevale in primavera e via dicendo). Forse però non tutti sanno che Sadun era ebreo. Non che questo a prescindere sia un merito né tanto meno un demerito. Comunque fatto sta, come nota sempre mia mamma, Viareggio è l'unica città in cui i bambini delle elementari imparano prima delle canzoni "ebreecce" che l'inno nazionale italiano.

A proposito delle sue canzoni, mi viene un ricordo. Mio padre mi ha sempre raccontato la storia di "Carnevale a Viareggio", ovvero, vulgo “Su la coppa di champagne”. La canzone, composta nel 1921, è la prima canzone della storia del Carnevale di Viareggio. Nel 1922, l'avvento del Fascismo e l'assalto da parte di una squadraccia alla sede dei Maestri d'ascia e Calafati, fecero però sì che se ne cominciasse a diffondere la seguente versione antifascista.

I fascisti viareggini, sono eroi, sono guerrieri…
han chiamato i forestieri, per uccidere e incendiar!
Con i camions son venuti, con le bombe ed i pugnali,
per mostrarsi proprio uguali a Tiburzi e Barbablù!
RIT. Hanno incendiato, han devastato,
spargendo ovunque strage e terror!
Ma il viareggino non è cambiato:
bandiera rossa è il suo color!


Fatto sta che un giorno un tizio, visto il solito fascistozzo locale di guardia, si mise a passeggiare avanti e indietro fischiettando "Su la coppa di champagne" o "I fascisti viareggini" - vedete un po' voi. Il fascista in questione insospettito gli disse di piantarla, ma l'altro rispose che stava solo fischiando una canzone del carnevale. Il fascista non la prese bene e s'adontò alquanto. E borbottando se ne andò dicendo che però la stava fischiando con le parole sbagliate.