mercoledì 19 novembre 2014

Preghiere


Alcuni anni fa mi trovavo per la prima volta ad una conferenza interreligiosa. Per la prima volta vivevo per una settimana insieme a coetanei musulmani. L’anno successivo ci ritornavo e facevo anche una presentazione con una ragazza musulmana su donne e copertura della testa in Ebraismo e Islam. Sentivo i miei confini identitari muoversi, farsi fluidi. Vivere, mangiare, dormire con questi miei coetanei era più che studiare insieme. Partecipare ad una preghiera del venerdì era più che parlare di politica.

Una cosa che allora mi aveva colpito molto e che mi sono portata dietro per questi anni è la parte di preghiera “Allah hu akbar”, D è grande. Il fatto che molti terroristi dicano queste parole, ma che siano in realtà una preghiera, appunto. E che durante la preghiera i musulmani non possono portare armi. Il fatto che, in fondo non è così lontano da “Barekhu et Adonai... Barukh Adonai hamevorach...” e che tutti, musulmani e ebrei, ci inchiniamo tutti in quel momento.
Ecco, io oggi di tutti questi pensieri non so che farmene.
The aftermath of the attack in Kehilat Yaakov synagogue (Photo: GPO) 
La Sinagoga Kehilat Yaakov, Har Nof, Gerusalemme dopo il massacro.

domenica 2 agosto 2009

Il Tempio è distrutto e neanche io mi sento molto bene

Tisha beAv è alle spalle e dovremmo stare tutti quanti pensando a picnic, gite al mare e kebab sui barbecue. Ieri sera però siamo tornati con i piedi sulla terra. A Tel Aviv Liz Tribeshi z.l. (16 anni) e Nir Katz z.l. (26 anni) sono stati uccisi e una decina di ragazzi e ragazze sono stati feriti in una sparatoria in un centro di aiuto per giovani gay e lesbiche in pieno centro cittadino. Una persona a capo coperto è entrata mentre al centro era in corso una festa ed ha aperto il fuoco. Le cause sono ancora ignote. L'ipotesi investigativa è che si tratti di un atto violento di un estremista di destra, ma non si sa molto di più. Può essere tutto.
Da ieri sera fino ad oggi ci sono state manifestazioni a sostegno della comunità omosessuale. Noi siamo stati a quella di Gerusalemme. Tanti manifesti e bandiere e molte persone, ragazzi e adulti. Un cartello mi ha colpito: "L'odio senza ragione ha distrutto Gerusalemme". Mi ha colpito perché a questa stessa idea avevo pensato un paio di giorni fa, per Tisha beAv, giorno appunto in cui si ricorda la distruzione dei due Templi e altre varie sfighe le popolo ebraico. La nostra tradizione infatti insegna che proprio per "l'odio senza ragione" il Secondo Tempio è stato distrutto. Allora stasera - essendo in vena un po' creativa, un po' logorroica, un po' nel bisogno di farmi una ragione di tutta questa vicenda - ho recuperato un po' di quelle discussioni e le due versioni che la tradizione ebraica dà delle cause della distruzione del Secondo Tempio, sulle quali avevo lavorato.
Si tratta di due versioni dello stesso racconto di base e se avete voglia di seguirmi potete vedervi il testo qui
Talmud di Babilonia, Massechet Gittin, 55B

Eicha Raba, 4, 3
La storia è più o meno questa. Un tizio di Gerusalemme decide fare un gran ricevimento ed invita anche il suo amico Kamza. Per errore di un servitore però viene invitato Bar Kamza che invece è suo nemico. Quando questi si accorge di essere stato invitato per errore, cerca di rimediare e chiede al padrone di casa di restare, anche pagando per sé o addirittura per l'intera cena. Il padrone di casa però non sente ragioni e lo caccia via di malo modo. Bar Kamza corre dai Romani e dice che gli Ebrei non sacrificano gli animali che il governo gli manda, come invece dovrebbero. Si fa dare degli animali adatti ai sacrifici e di nascosto li rende inadeguati. Li porta quindi al Tempio dove non vengono accettati. I Romani, in conseguenza dell'affronto, si arrabbiano e distruggono il Tempio.
Chi è l'assassino? Di chi è la colpa?
Torniamo un momento indietro alla questione di partenza, cioè al fatto che la tradizione ebraica sostiene che il Secondo Tempio fu distrutto per l'odio senza ragione e poniamoci la domanda di chi sia l'odio in queste due storie. Se prendiamo il racconto di Eicha Rabà, pare piuttosto chiaro che l'odio non sia quello di Bar Kamza. Questo appare avere una reazione, in fin dei conti anche comprensibile ad uno sgarbo. L'ingiustizia di fronte alla quale R. Zecharia assiste e non interviene è quella del padrone di casa nei confronti di Bar Kamza, ospite inatteso.
Sappiamo che Bar Kamza e il padrone di casa erano nemici. Non sappiamo affato il perché. Sappiamo solo che per puro caso, per un errore si trovano nella stessa stanza. Magari Bar Kamza vi è andato perché pensava ad un invito pacificatorio, in fondo si offre anche di riparare all'inconveniente pagando ogni spesa. Di fronte a ciò il padrone di casa lo scaccia dalla sua casa, senza neppure prendere in considerazione un'altra possibilità.
Questo è l'odio senza ragione. L'odio che fa sì che nell'altro si veda il nemico, il pericolo e tutto ciò che di sbagliato e perverso c'è al mondo, indipendentemente dai suoi atti, mentre noi siamo inciscutibilmente nel giusto. Un odio tale che anche ogni tentativo che l'altro fa di venire incontro ci apparte un assalto.

Ma alla ricostruzione della storia manca ancora un tassello, che credo sia molto importante. In tutti e due i racconti, c'è un personaggio chiave R. Zecharia ben Abkulas o R. Zecharia ben Eucolus. E' questi, a dire il vero, ad essere incolpato della distruzione del Tempio e la causa individuata è la sua modestia o umiltà.
Ora, c
ome può essere stato distrutto il Tempio a causa di una virtù? Cosa c'entra tutto questo con l'odio senza ragione? Ma soprattutto: siamo convinti che in questi casi il personaggio abbia esercitato propriamente quella virtù?
Tacere mentre viene commesso un atto ingiusto può essere giustificato dalla propria modestia (o umiltà)? Evidentemente no.
Se si è chiesti di esprimere una opinione in una discussione che riguarda la vita o la morte di un popolo, e la nostra risposta pone solo ostacoli alle opinioni degli altri senza fare delle proposte, questa è modestia? Evidentemente no.
Si tratta di celarsi dietro il paravento di una virtù per produrre (volontariamente o meno) danno.
Si tratta piuttosto di comportamenti irresponsabili. Ecco in che senso è la modestia la causa della caduta del Tempio.

Il Tempio non c'è più. Personalmente non credo e non prego perché venga fisicamente ricostruito.
L'odio senza motivo è ancora qui e sta alla base delle discriminazioni, dell'odio di chi pensandosi portatore della parte migliore del mondo si arroga il diritto di stabilire chi può stare al mondo o no, chi si salverà e chi deve essere lapidato. E questo odio continua a fiorire grazie a chi, celandosi magari dietro un certo qual perbenismo, fa finta di non vederlo.

(se qualcuno è arrivato vivo alla fine di questo post, mi scuso per la didascalicità e la lunghezza. inoltre ci tengo a precisare che tutto quanto scritto è farina del mio sacco e di discussioni col mio chevruta partner preferito. si prega di non incolpare l'intero popolo ebraico per possibili versioni divergenti della faccenda)

giovedì 16 luglio 2009

Chiamata in giudizio

Giovedì mattina sono passata da Me'a Shearim. Volevamo cercare un lettino da campeggio per Dov. Poco dopo l'ospedale Bikkur Cholim, un poliziotto devia il traffico. Gli chiediamo se è il caso di entrare nella zona a piedi. Ci dice che a piedi si può. Poco oltre, verso Kikkar Shabbat, cominciano già i cassonetti incendiati. Facciamo appena in tempo ad entrare in un paio di negozi, che frotte di uomini risalgono Rehov Strauss. Capiamo che è il caso di levare il disturbo e con una certa premura cerchiamo una via alternativa per allontanarci. Segue un pomeriggio e una serata di scontri tra charedim e polizia.
Per chi non sapesse la causa, ve lo dico in due parole. Una donna di una delle varie sette (Toldos Aharon) è stata arrestata. La donna pare putroppo malata di mente ed ha probabilmente una sindrome che si chiama di Munchausen by proxy. Il risultato è che ha portato in fin di vita il suo figlio più piccolo, affamandolo: a 3 anni il piccolo pesa 7 chili. Dopo varie indagini e un via vai dagli ospedali, attraverso le telecamere a circuito chiuso si è visto che la donna addirittura staccava il tubo dell'alimentazione al bimbo. Evidentemente una donna che ha bisogno di molto aiuto. La donna, che per altro è di nuovo in stato interessante, è stata tenuta in prigione, anche perché da subito la famiglia non ha accettato la perizia psichiatrica. Questo fatto ha scatenato il putiferio di cui sopra, corredato da una serie di menzogne tra cui il fatto che l'ospedale stesse facendo esperimenti sul bambino o che no forse gli avesse fatto la chemioterapia perché pensavano avesse un tumore, o che no la donna avesse provato a dire qualcosa ad un medico e allora era stata arrestata per coprire le malefatte dell'ospedale. Sempre pensato, io che certa gente vive in una realtà parallela. Da venerdì, la donna è ai domiciliari, avendo acconsentito alla visita psichiatrica. Piccolo particolare: stamani la signora non si è presentata al colloquio con lo psichiatra senza alcuna giustificazione. Ulteriore dettaglio: la cauzione di 400.000 shekel (circa 80.000 euro) è stata pagata dal Ministro della sanità.
Tutta la vicenda mi ha dato molto da pensare e anche l' occasione di parlare con una conoscente ritrovata che adesso è charedi e vive in quel mondo. L'occasione è stata anche a suo modo molto strana. Ci siamo parlate da punti diametralmente opposti, mentre i charedim e la polizia se le stavano dando e lei sentiva il puzzo degli incendi da due strade più in là, mentre io sentivo le autoambilanze correre sulla strada che porta a Hadassah Ein Kerem.
Detto tutto ciò e aspettando che la giustizia e la psichiatria ci dicano qualcosa di più, sono rimasta molto perplessa di fronte agli argomenti che sono stati sollevati, anche da chi tra i charedim, dice, vuole che giustizia sia fatta.
Tutta la vicenda, è inotile negarlo, si inserisce infatti in una questione molto più grande che vede avanzare il confronto tra charedim e il resto di Israele e che coinvolge diversi fronti: dal ruolo del rabbinato centrale, ai piani per la sosta di shabbat al matrimonio civile. Insomma, stasera parlo per me e la dico tutta.
Ebbene, credo che i charedim in questo contesto abbiano semplicemente strumentalizzato la situazione fregandosene del bene della donna in questione e soprattutto del bambino, per andare contro allo Stato e anche al Comune di Gerusalemme (si vedano le recenti polemiche sul parcheggio sabbatico).
Credo che le persone che hanno manifestato e i rabbini che non hanno esplicitamente condannato le manifestazioni abbiano superato una volta di più il confine della legalità. Chi dice che i poveri charedim non hanno altro modo di farsi ascoltare che distruggere i servizi pubblici, avvelenare l'aria e picchiare la gente e la polizia credo che abbia un senso della realtà un po' distorta. Perché se un arabo, che (purtroppo in alcuni casi) ha sicuramente meno voce in capitolo dei charedim avesse fatto la metà delle cose che loro hanno fatto, sarebbe stato arrestato e staremmo qui a discutere della liceità del tirargli giù la casa. E di sicuro non troverebbe un ministro disposto a pagargli la cauzione corrispondente a svariate decine di migliaia di euro.
Penso che i charedim vivano in un sistema fortemente repressivo. I problemi di mente sono ovviamente presenti in tutta la popolazione e sono in ogni contesto difficili da affrontare. Ma un contesto che sistematicamente riduce le donne a facitrici di figli e per il resto le prive di occasioni per esprimere esigenze che vengano da se stesse e per se stesse, non può che incrementare le possibilità che una di esse si ritrovi una psicopatica, con la sindrome di Munchausen o simili. Una sindrome, appunto, che nasce dalla necessità di rendersi visibili, importanti da un lato e dall'altro anche dalla volontà di mostrarsi più furbi del potere costituito, di riuscire ad aggirare chi si ritiene più potente.
Credo inoltre che i charedim godano di ogni possibile libertà in questo Paese e che non siano affatto perseguitati, come si premurano di farci credere. Io, come donna ebrea reform, sono ad esempio più erseguitata di loro. Loro possono andare a giro vestiti come la loro fede gli impone. Io rischio 7 anni di galera se provo ad avvicinarmi al muro con un tallet, come la mia religiosità auspicherebbe.
Credo che sì, sia vergognoso che i charedim ottengano molto, senza dare niente in cambio o in alcuni casi (come per i gruppi tra di loro che sono antisionisti - leggi vanno da Achmadinajad) sputando nel piatto in cui mangiano. Ok, le tasse le paghiamo tutti, anche loro. Ma come la mettiamo ad esempio con la tzavah? Grazie ad una norma che doveva essere transitoria ma non molto tempo fa è stata confermata, i charedim hanno la esenzione dal militare. Citando un ebreo italiano-israeliano il cui figlio è morto servendo come riservista e la cui figlia subito dopo è dovuta partire di leva, vorrei sapere che cosa di così santo hanno tra le gambe le figlie dei charedim che mia figlia non ha.
Infine si dice che dobbiamo amare i nostri fratelli ebrei. Bene, io lo faccio. Rispetto tutti. Non vado in giro in calzoncini corti quando passo dai loro quartieri, non mi permetto di sfottere il loro modo di esprimere la loro religiosità. Ma il rispetto dei charedim per il resto degli ebrei, che - vogliamo ricordarlo - sono la stragrande maggioranza in Israele e nel mondo dove è? Dove sta il rispetto per coloro che vivono la vita tutti i giorni e non si rinchiudono in un ghetto reputandosi troppo elevati per mischiarsi con le cose di tutti i giorni?

E tutto questo, lo so, c'entra ben poco con la tristissima vicenda di quella donna. E soprattutto c'entra ben poco con la ancora più triste vicenda di un bambino ridotto in fin di vita dalla pazzia di sua madre e probabilmente dalla omertà della sua famiglia e della sua comunità.
Lo so, anche la mia visione può essere accusata di essere una strumentalizzazione della situazione, tanto quanto quella fatta dai charedim. Preferisco però pensare che sia una occasione per riflettere e per esprimere i miei giudizi sulla realtà. Una volta un rabbino ha detto che si sbaglia quando si dice "io non giudico il comportamento di x". Tutti abbiamo pareri e giudizi. Quando non si giudica, vuol dire che non siamo coinvolti. Solo bisognerebbe esprimere tutto ciò nel rispetto dell'uomo o della donna che si ha di fronte. Questo però, io aggiungo, avrebbe bisogno di reciprocità.

venerdì 8 maggio 2009

scusate il ritardo


Sono scomparsa. Ebbene sì, lo so.
Fracamente mi stupisce trovare adesso commenti (anche poco lusinghieri, ma tantomi diverto) a post di quasi un anno fa. Comunque...ecco qui una fotina di Pesach che proprio ci tenevo a farvi vedere!

giovedì 12 febbraio 2009

well it's complicated

Martedì è stato l'election day in Israele. Oggi sono arrivati anche i voti dei soldati e delle ambasciate che hanno confermato i risultati. Oggi già i colloqui tra i partiti. Peres convocherà a settimana nuova il candidato con più possibilità di formare un governo, che a quanto pare sarà Bibi Netanyahu. A dire il vero, mi resta il dubbio di quanto potrà mai reggere la coalizione che Bibi potrà formare con il solo blocco di destra (che pare la più probabile). Si tratta di persone con idee alquanto diverse su come le cose debbano andare - mettere insieme il matrimonio civile e l'apertura liberalizzata dei negozi di shabbat con rav Ovadia Yossef, non pare così semplice. Ma soprattutto, si tratta di personaggi che possono anche accettare di stare insieme, ma tendono ad essere piuttosto esosi. "You are a man of the world and you have got your price, I suppose" diceva Oscar Wilde. Il problema è che però non mi pare che ci sia molto da spartire.
Ma venendo ai commenti, tra i più frequenti trovo: "è un disastro (per la sinistra)", "è la fine (della sinistra)", "la sinistra è morta".... dunque, che cos'altro? Ah sì: "il Paese si è imbarbarito".
In tutto ciò, sono un paio di giorni che medito molto, anche perché quanto a fallimenti della sinistra credo di averne già visti un po'.
Innanzi tutto non è che io sia felice come una pasqua. C'ho sperato, c'ho creduto a Tzippi Livni e ad un governo di unità nazionale. Ieri ho letto un articolo in cui c'era un paragrafo che potrei sottoscrivere:
I dreamt a wild, delusional, crazy dream the night before Election Day: The moment the final results are published, Benjamin Netanyahu, Tzipi Livni, and Ehud Barak make a joint appearance on our television screens. In simple Hebrew they say: In the face of the security, diplomatic and economic threats expected by the State of Israel in the next year or two, we decided to join forces, to only see the welfare of the country before us, and to form a joint government. This government shall remain in power until the Israeli and global solution to the Iranian nuclear issue is found, or until we take a joint decision.
Ma evidentemente la politica deve fare il suo corso e le cose non andranno così.
Qualcuna ha fatto notare del resto che forse le più importanti svolte verso la pace in Israele le ha fatte la destra (o una sinistra col pugno forte) e non la sinistra, e che la sinistra non avrebbe potuto fare cose molto diverse in politica estera. E propendo veramente a darle ragione.
Ma quelli che più mi irritano sono coloro che continuano a ripetere, da Israele e da fuori, che il Paese si sta imbarbarendo. Certo Lieberman non è un signore o un Lord inglese. La storia del giuramento di fedeltà da richiedersi ai cittadini arabi la trovo non solo bruttina, ma pure molto pericolosa - si comincia con gli arabi, non si sa dove si finisce. Insomma però, diciamolo, Lieberman sarà al governo e avrà peso, ma ha meno seggi di quello che pensava (speravano di sfiorare i 20 e invece stanno a 15). E poi scusate, quelli di Shas vi fanno meno schifo?
Ma per alcuni pare che il vero nocciolo del famoso imbarbarimento della Nazione stia in realtà nel fatto che, avendo voluto seguire il fantasma di una falsa colomba (la Livni), il popolino si sarebbe ritrovato con lei a sostenere che Hamas dovrebbe essere sradicata e Shalit dovrebbe tornare a casa. Ora mi domando e dico: che cosa ci sarebbe di male nel volere che una organizzazione terroristica venga eliminata e che un cittadino israeliano, prigioniero da più di due anni, senza la garanzia di alcuna convenzione internazionale, se ne possa tornare (speriamo vivo) a casa?
In secondo luogo, provate a guardare la cosa come se non si trattasse di Israele. Partiti che calano della metà dei seggi (Meretz) o di circa un terzo (Labor), secondo voi hanno qualche ragione di accusare l'elettorato imbarbarito che sbaglia? O dovrebbero piuttosto pensare a che cosa non ha funzionato? O meglio diciamocelo, che cosa da anni non funziona? Forse che alcune idee, che so su Hamas o Shalit, non sono così con i piedi per terra?
Orientamento politico: well, it's complicated