martedì 13 gennaio 2009

boicottaggio globale

Sono d'accordo con chi dice che a far le cose bene ci vorrebbe un boicottaggio globale e non solo dei prodotti israeliani.
Credo che chi si mette a fare distinguo tra Israele e ebrei stia nascondendosi dietro a un dito e faccia torto alla acutezza della propria capacità di ragionare. Sì perché, vedete, voi signori e signore del boicottaggio, avete ragione: è inutile fare distinzioni tra prodotti israeliani e prodotti di ebrei, tra Israele e comunità della diaspora. Il vostro intuito ve lo aveva suggerito. La vostra analisi ve lo ha confermato. Certo che un po' di opportunismo politico (eh sì, dài, che un po' ce l'avete anche voi) vi ha portato a, come dire, non enfatizzare la polemica, a creare dei distinguo. Ma non chiamiamolo neanche opportunismo. E' mestiere, buon mestiere.
Ma francamente, da amica e da persona che conosce il mondo ebraico dall'interno, vi esorto: restate fedeli alla vostra purezza! Siete perfettamente coerenti se operate un boicottaggio globale di tutto ciò che puzza (ma sì diciamolo) di ebraico.
Così, prima di spengere per sempre il vostro computer che gira con Intel Pentium (prodotto da boicottare, ma questo già lo sapete), vi prego di dare ancora qualche secondo e qualche centesimo allo strapotere israeliano e di leggermi.
Vi svelerò un segreto.
Lo vedete quel negozio di vestiti lì in fondo alla via, lo sapete tutti che i proprietari sono ebrei, giusto? Bene, non comprate da loro. I proprietari hanno prenotato un posto al cimitro di Har haMenuchot a Gerusalemme perché almeno da morti ci vogliono andare in Terra di Israele. E tutti gli anni pagano l'affitto allo Stato di Israele. Fanno girare l'economia, come si dice.
La vedete invece quella librerietta lì? Carina vero? Tanti bei libri, tiene anche l'usato. Anche lui è ebreo si sa. Però lui è un compagno e anzi pure critico di Israele. Ecco, non comprate neppure lì. Hanno il nipote che è emigrato in Israele e tutti gli anni (cuore di nonni) gli mandano dei soldi perché - sapete - dopo il militare, è andato all'univerisità e, anche se lavora nel frattempo, ha bisogno di un autino economico. Pagano tutti gli anni parte delle tasse di iscrizione al nipote, cioè al Ministero israeliano dell'educazione.
Infine, presente quel banco al mercato che ha tanta roba carina e a poco? Ecco, neanche lì comprate. La proprietaria non è neanche ebrea. Suo padre lo era. Però tutti gli anni il giorno della morte del padre svuota il bossolo del Keren Kayemen LeIsrael che ha a casa e fa piantare un albero in nome di suo padre in Israele, perché lui ci teneva tanto.
Il segreto di Pulcinella: non c'è ebreo o persona legata all'ebraismo che non sia legata ad Israele e che una volta nella sua vita non abbia dato un centesimo a Israele, che non abbia fatto "girare l'economia di quel Paese". Perché c'è una questione di fondo: non c'è qualcosa come la religione ebraica separata dall'appartenenza al popolo ebraico e dal legame con la Terra di Israele.
La caccia comincia.

2 commenti:

Eugenio Mastroviti ha detto...

La cosa *veramente* tragica è che ci ho dovuto pensare qualche secondo per rendermi conto che il post era ironico.

Guarda che discorsi del genere c'è chi (in massima parte in privato, per ora) li fa sul serio.

Sara ha detto...

Lo so. Purtroppo lo so.