martedì 3 giugno 2008

il settimo giorno

Ieri abbiamo avuto molte ragioni per festeggiare
il giorno della riunificazione di Gerusalemme nel 1967,
al termine della Guerra dei Sei Giorni.

Nel 1948 alla fine della guerra di indipendenza, la città vecchia è parte del Regno di Giordania.
Gli ebrei che vivono nella città vecchia vengo espulsi dai giordani.

Il quartiere ebraico sotto la Giordania viene ridotto in rovine (1948-1967).

L'unica possibilità di vedere l'Har HaBayt (Monte del Tempio) da Israele
è dal tetto della tomba di David, fuori dalle mura.

Tra Israele e Giordania passa il confine, la cosiddetta green line.

Sul confine si estende una vasta no man's land sia dal lato giordano...

...sia dal lato israeliano.

3 commenti:

Piero P. ha detto...

Credo che la divisione di Gerusalemme abbia provocato -anche per le modalità in cui è stata gestita dai Giordani- negli ebrei sofferenze che difficilmente i non ebrei possono comprendere completamente. Da lontano, e da non ebreo, verrebbe da dire che il futuro non possa prescindere da una Gerusalemme unita e libera. Non so dire, e in questo mi potresti aiutare probabilmente tu, in che modo sia possibile non far soffrire i musulmani (così cole loro hanno fatto soffrire gli ebrei) senza mettere in pericolo l'esistenza stessa di Israele.
Grazie.

Sara ha detto...

Per Piero P.
Non so se tu sia mai stato a Gerusalemme. Ti posso dire che quello che un mio amico (non ebreo) ha detto quando è venuto a trovarci pochi giorni fa: "Non è come me la aspettavo. Dove sono le macerie che si vedono in TV?".
Gerusalemme attualmente, grazie all'amministrazione israeliana, è una città libera, dove ogni religione ha i suoi spazi e ognuno si vede riconosciuto il libero accesso ai propri luoghi di culto. E dove anche chi è ateo ha un suo spazio, cosa che invece sembra disturbare molti Paesi, come appare dalla proposta pakistana presso le Nazioni Unite, e come pare dai frequenti appelli papali.
Quanto alle sofferenze degli arabi, non vedo il nesso. Non credo alla fondatezza del ragionamento: "come potete fare voi tanto male, quando ne avete subito tanto". Sfugge le responsabilità reali, concrete. Le ricerche di colpevolezza universali mi fanno sempre molta paura. Israele si è più volte assunto le proprie responsabilità, contingenti, e ha corretto o provato a correggere laddove ha giudicato di aver sbagliato. Ma soprattutto, parlando di responsabilità, perché non si fa la stessa domanda ai giordani e agli altri stati arabi?

Anonimo ha detto...

E c'eravamo anche noi! Grazie. Vi abbraccio forte (specie quello piccolino).