martedì 13 maggio 2008

questione di vita

Ci sono un prete cattilico e un pastore protestante che stanno discutendo. Il prete dice: "La vita comincia al momento del concepimento!". Il pastore protestante gli risponde: "No! Inizia alla nascita!". La discussione, visti i tempi, prende una piega piuttosto accesa e quasi si prendono per i capelli. Alla fine, decidono di dirimere la cosa rivolgendosi, come spesso si fa ai "fratelli maggiori". Se ne vanno dunque da un rabbino. Il prete, tutto concitato gli dice: "Spiega a questo capoccione che abbiamo ragione noi: la vita è tale fin dal concepimento". Il pastore replica: "Ma smettila di dire sciocchezze! Senti rabbino, gli vuoi dire come stanno le cose, che almeno a te ti sta a sentire: la vita inizia con la nascita". Il rabbino placido, li guarda tutti e due diritti negli occhi e risponde: "Proprio non avete capito nulla". Gli altri due tacciono, pendendo dalle sue labbra. "La vita comincia quando i figli trovano un lavoro, si sposano e escono di casa".

Tutto questo per spiegare che, nonostante gli usi e gli abusi che si fanno di citazioni "veterotestamentarie", e nonostante i rabbini italiani, per piaggeria nei confronti dei maggiortari "fratelli minori", tendano a non parlare di queste cose, secondo la normativa tradizionale ebraica non esiste qualcosa come "uccidere un bambino prima che sia nato". Nella pancia esiste il feto, non un bambino, che certo deve essere curato, ma mai a discapito della vita della madre (sia in considerazione delle sue condizioni fisiche che psicologiche).
Se la vogliamo mettere in termini aristotelico-tomistici, tanto cari alla Chiesa, possiamo dire che il nascituro è una vita in potenza e non in atto. Se vogliamo metterla in termini biblici, un po' più terra terra, ma forse più utili, se uno incidentalmente colpisce una donna incinta e questa abortisce in conseguenza dell'urto, il risarcimento dovuto è minore rispetto al caso i cui uno accidentalmente uccida una persona.
Resta soprattutto il fatto che anche i prudentissimi rabbini ortodossi italiani, quando si sono pronunciati, hanno sempre sottolineato che si tratta di decisioni caso per caso, che valutino le effettive condizioni della donna in particolare. Non si può tagliare le cose con l'accetta.

Tutto questo anche per dire che non pubblicherò nessun commento che, gridando dai tetti" all'omicidio, offenda la mia sensibilità religiosa e la sensibilità di molte persone che sono passate attravero scelte, certo non leggere, ma sicuramente pienamente legittime.

Neanche offese alla mia storia familiare saranno ammesse. Perché come i miei antenati, anche io penso che, sì, qualcuno dovrebbe far capire prima o poi al papa che non può pretendere di convertire il mondo.

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