domenica 2 agosto 2009

Il Tempio è distrutto e neanche io mi sento molto bene

Tisha beAv è alle spalle e dovremmo stare tutti quanti pensando a picnic, gite al mare e kebab sui barbecue. Ieri sera però siamo tornati con i piedi sulla terra. A Tel Aviv Liz Tribeshi z.l. (16 anni) e Nir Katz z.l. (26 anni) sono stati uccisi e una decina di ragazzi e ragazze sono stati feriti in una sparatoria in un centro di aiuto per giovani gay e lesbiche in pieno centro cittadino. Una persona a capo coperto è entrata mentre al centro era in corso una festa ed ha aperto il fuoco. Le cause sono ancora ignote. L'ipotesi investigativa è che si tratti di un atto violento di un estremista di destra, ma non si sa molto di più. Può essere tutto.
Da ieri sera fino ad oggi ci sono state manifestazioni a sostegno della comunità omosessuale. Noi siamo stati a quella di Gerusalemme. Tanti manifesti e bandiere e molte persone, ragazzi e adulti. Un cartello mi ha colpito: "L'odio senza ragione ha distrutto Gerusalemme". Mi ha colpito perché a questa stessa idea avevo pensato un paio di giorni fa, per Tisha beAv, giorno appunto in cui si ricorda la distruzione dei due Templi e altre varie sfighe le popolo ebraico. La nostra tradizione infatti insegna che proprio per "l'odio senza ragione" il Secondo Tempio è stato distrutto. Allora stasera - essendo in vena un po' creativa, un po' logorroica, un po' nel bisogno di farmi una ragione di tutta questa vicenda - ho recuperato un po' di quelle discussioni e le due versioni che la tradizione ebraica dà delle cause della distruzione del Secondo Tempio, sulle quali avevo lavorato.
Si tratta di due versioni dello stesso racconto di base e se avete voglia di seguirmi potete vedervi il testo qui
Talmud di Babilonia, Massechet Gittin, 55B

Eicha Raba, 4, 3
La storia è più o meno questa. Un tizio di Gerusalemme decide fare un gran ricevimento ed invita anche il suo amico Kamza. Per errore di un servitore però viene invitato Bar Kamza che invece è suo nemico. Quando questi si accorge di essere stato invitato per errore, cerca di rimediare e chiede al padrone di casa di restare, anche pagando per sé o addirittura per l'intera cena. Il padrone di casa però non sente ragioni e lo caccia via di malo modo. Bar Kamza corre dai Romani e dice che gli Ebrei non sacrificano gli animali che il governo gli manda, come invece dovrebbero. Si fa dare degli animali adatti ai sacrifici e di nascosto li rende inadeguati. Li porta quindi al Tempio dove non vengono accettati. I Romani, in conseguenza dell'affronto, si arrabbiano e distruggono il Tempio.
Chi è l'assassino? Di chi è la colpa?
Torniamo un momento indietro alla questione di partenza, cioè al fatto che la tradizione ebraica sostiene che il Secondo Tempio fu distrutto per l'odio senza ragione e poniamoci la domanda di chi sia l'odio in queste due storie. Se prendiamo il racconto di Eicha Rabà, pare piuttosto chiaro che l'odio non sia quello di Bar Kamza. Questo appare avere una reazione, in fin dei conti anche comprensibile ad uno sgarbo. L'ingiustizia di fronte alla quale R. Zecharia assiste e non interviene è quella del padrone di casa nei confronti di Bar Kamza, ospite inatteso.
Sappiamo che Bar Kamza e il padrone di casa erano nemici. Non sappiamo affato il perché. Sappiamo solo che per puro caso, per un errore si trovano nella stessa stanza. Magari Bar Kamza vi è andato perché pensava ad un invito pacificatorio, in fondo si offre anche di riparare all'inconveniente pagando ogni spesa. Di fronte a ciò il padrone di casa lo scaccia dalla sua casa, senza neppure prendere in considerazione un'altra possibilità.
Questo è l'odio senza ragione. L'odio che fa sì che nell'altro si veda il nemico, il pericolo e tutto ciò che di sbagliato e perverso c'è al mondo, indipendentemente dai suoi atti, mentre noi siamo inciscutibilmente nel giusto. Un odio tale che anche ogni tentativo che l'altro fa di venire incontro ci apparte un assalto.

Ma alla ricostruzione della storia manca ancora un tassello, che credo sia molto importante. In tutti e due i racconti, c'è un personaggio chiave R. Zecharia ben Abkulas o R. Zecharia ben Eucolus. E' questi, a dire il vero, ad essere incolpato della distruzione del Tempio e la causa individuata è la sua modestia o umiltà.
Ora, c
ome può essere stato distrutto il Tempio a causa di una virtù? Cosa c'entra tutto questo con l'odio senza ragione? Ma soprattutto: siamo convinti che in questi casi il personaggio abbia esercitato propriamente quella virtù?
Tacere mentre viene commesso un atto ingiusto può essere giustificato dalla propria modestia (o umiltà)? Evidentemente no.
Se si è chiesti di esprimere una opinione in una discussione che riguarda la vita o la morte di un popolo, e la nostra risposta pone solo ostacoli alle opinioni degli altri senza fare delle proposte, questa è modestia? Evidentemente no.
Si tratta di celarsi dietro il paravento di una virtù per produrre (volontariamente o meno) danno.
Si tratta piuttosto di comportamenti irresponsabili. Ecco in che senso è la modestia la causa della caduta del Tempio.

Il Tempio non c'è più. Personalmente non credo e non prego perché venga fisicamente ricostruito.
L'odio senza motivo è ancora qui e sta alla base delle discriminazioni, dell'odio di chi pensandosi portatore della parte migliore del mondo si arroga il diritto di stabilire chi può stare al mondo o no, chi si salverà e chi deve essere lapidato. E questo odio continua a fiorire grazie a chi, celandosi magari dietro un certo qual perbenismo, fa finta di non vederlo.

(se qualcuno è arrivato vivo alla fine di questo post, mi scuso per la didascalicità e la lunghezza. inoltre ci tengo a precisare che tutto quanto scritto è farina del mio sacco e di discussioni col mio chevruta partner preferito. si prega di non incolpare l'intero popolo ebraico per possibili versioni divergenti della faccenda)

giovedì 16 luglio 2009

Chiamata in giudizio

Giovedì mattina sono passata da Me'a Shearim. Volevamo cercare un lettino da campeggio per Dov. Poco dopo l'ospedale Bikkur Cholim, un poliziotto devia il traffico. Gli chiediamo se è il caso di entrare nella zona a piedi. Ci dice che a piedi si può. Poco oltre, verso Kikkar Shabbat, cominciano già i cassonetti incendiati. Facciamo appena in tempo ad entrare in un paio di negozi, che frotte di uomini risalgono Rehov Strauss. Capiamo che è il caso di levare il disturbo e con una certa premura cerchiamo una via alternativa per allontanarci. Segue un pomeriggio e una serata di scontri tra charedim e polizia.
Per chi non sapesse la causa, ve lo dico in due parole. Una donna di una delle varie sette (Toldos Aharon) è stata arrestata. La donna pare putroppo malata di mente ed ha probabilmente una sindrome che si chiama di Munchausen by proxy. Il risultato è che ha portato in fin di vita il suo figlio più piccolo, affamandolo: a 3 anni il piccolo pesa 7 chili. Dopo varie indagini e un via vai dagli ospedali, attraverso le telecamere a circuito chiuso si è visto che la donna addirittura staccava il tubo dell'alimentazione al bimbo. Evidentemente una donna che ha bisogno di molto aiuto. La donna, che per altro è di nuovo in stato interessante, è stata tenuta in prigione, anche perché da subito la famiglia non ha accettato la perizia psichiatrica. Questo fatto ha scatenato il putiferio di cui sopra, corredato da una serie di menzogne tra cui il fatto che l'ospedale stesse facendo esperimenti sul bambino o che no forse gli avesse fatto la chemioterapia perché pensavano avesse un tumore, o che no la donna avesse provato a dire qualcosa ad un medico e allora era stata arrestata per coprire le malefatte dell'ospedale. Sempre pensato, io che certa gente vive in una realtà parallela. Da venerdì, la donna è ai domiciliari, avendo acconsentito alla visita psichiatrica. Piccolo particolare: stamani la signora non si è presentata al colloquio con lo psichiatra senza alcuna giustificazione. Ulteriore dettaglio: la cauzione di 400.000 shekel (circa 80.000 euro) è stata pagata dal Ministro della sanità.
Tutta la vicenda mi ha dato molto da pensare e anche l' occasione di parlare con una conoscente ritrovata che adesso è charedi e vive in quel mondo. L'occasione è stata anche a suo modo molto strana. Ci siamo parlate da punti diametralmente opposti, mentre i charedim e la polizia se le stavano dando e lei sentiva il puzzo degli incendi da due strade più in là, mentre io sentivo le autoambilanze correre sulla strada che porta a Hadassah Ein Kerem.
Detto tutto ciò e aspettando che la giustizia e la psichiatria ci dicano qualcosa di più, sono rimasta molto perplessa di fronte agli argomenti che sono stati sollevati, anche da chi tra i charedim, dice, vuole che giustizia sia fatta.
Tutta la vicenda, è inotile negarlo, si inserisce infatti in una questione molto più grande che vede avanzare il confronto tra charedim e il resto di Israele e che coinvolge diversi fronti: dal ruolo del rabbinato centrale, ai piani per la sosta di shabbat al matrimonio civile. Insomma, stasera parlo per me e la dico tutta.
Ebbene, credo che i charedim in questo contesto abbiano semplicemente strumentalizzato la situazione fregandosene del bene della donna in questione e soprattutto del bambino, per andare contro allo Stato e anche al Comune di Gerusalemme (si vedano le recenti polemiche sul parcheggio sabbatico).
Credo che le persone che hanno manifestato e i rabbini che non hanno esplicitamente condannato le manifestazioni abbiano superato una volta di più il confine della legalità. Chi dice che i poveri charedim non hanno altro modo di farsi ascoltare che distruggere i servizi pubblici, avvelenare l'aria e picchiare la gente e la polizia credo che abbia un senso della realtà un po' distorta. Perché se un arabo, che (purtroppo in alcuni casi) ha sicuramente meno voce in capitolo dei charedim avesse fatto la metà delle cose che loro hanno fatto, sarebbe stato arrestato e staremmo qui a discutere della liceità del tirargli giù la casa. E di sicuro non troverebbe un ministro disposto a pagargli la cauzione corrispondente a svariate decine di migliaia di euro.
Penso che i charedim vivano in un sistema fortemente repressivo. I problemi di mente sono ovviamente presenti in tutta la popolazione e sono in ogni contesto difficili da affrontare. Ma un contesto che sistematicamente riduce le donne a facitrici di figli e per il resto le prive di occasioni per esprimere esigenze che vengano da se stesse e per se stesse, non può che incrementare le possibilità che una di esse si ritrovi una psicopatica, con la sindrome di Munchausen o simili. Una sindrome, appunto, che nasce dalla necessità di rendersi visibili, importanti da un lato e dall'altro anche dalla volontà di mostrarsi più furbi del potere costituito, di riuscire ad aggirare chi si ritiene più potente.
Credo inoltre che i charedim godano di ogni possibile libertà in questo Paese e che non siano affatto perseguitati, come si premurano di farci credere. Io, come donna ebrea reform, sono ad esempio più erseguitata di loro. Loro possono andare a giro vestiti come la loro fede gli impone. Io rischio 7 anni di galera se provo ad avvicinarmi al muro con un tallet, come la mia religiosità auspicherebbe.
Credo che sì, sia vergognoso che i charedim ottengano molto, senza dare niente in cambio o in alcuni casi (come per i gruppi tra di loro che sono antisionisti - leggi vanno da Achmadinajad) sputando nel piatto in cui mangiano. Ok, le tasse le paghiamo tutti, anche loro. Ma come la mettiamo ad esempio con la tzavah? Grazie ad una norma che doveva essere transitoria ma non molto tempo fa è stata confermata, i charedim hanno la esenzione dal militare. Citando un ebreo italiano-israeliano il cui figlio è morto servendo come riservista e la cui figlia subito dopo è dovuta partire di leva, vorrei sapere che cosa di così santo hanno tra le gambe le figlie dei charedim che mia figlia non ha.
Infine si dice che dobbiamo amare i nostri fratelli ebrei. Bene, io lo faccio. Rispetto tutti. Non vado in giro in calzoncini corti quando passo dai loro quartieri, non mi permetto di sfottere il loro modo di esprimere la loro religiosità. Ma il rispetto dei charedim per il resto degli ebrei, che - vogliamo ricordarlo - sono la stragrande maggioranza in Israele e nel mondo dove è? Dove sta il rispetto per coloro che vivono la vita tutti i giorni e non si rinchiudono in un ghetto reputandosi troppo elevati per mischiarsi con le cose di tutti i giorni?

E tutto questo, lo so, c'entra ben poco con la tristissima vicenda di quella donna. E soprattutto c'entra ben poco con la ancora più triste vicenda di un bambino ridotto in fin di vita dalla pazzia di sua madre e probabilmente dalla omertà della sua famiglia e della sua comunità.
Lo so, anche la mia visione può essere accusata di essere una strumentalizzazione della situazione, tanto quanto quella fatta dai charedim. Preferisco però pensare che sia una occasione per riflettere e per esprimere i miei giudizi sulla realtà. Una volta un rabbino ha detto che si sbaglia quando si dice "io non giudico il comportamento di x". Tutti abbiamo pareri e giudizi. Quando non si giudica, vuol dire che non siamo coinvolti. Solo bisognerebbe esprimere tutto ciò nel rispetto dell'uomo o della donna che si ha di fronte. Questo però, io aggiungo, avrebbe bisogno di reciprocità.

venerdì 8 maggio 2009

scusate il ritardo


Sono scomparsa. Ebbene sì, lo so.
Fracamente mi stupisce trovare adesso commenti (anche poco lusinghieri, ma tantomi diverto) a post di quasi un anno fa. Comunque...ecco qui una fotina di Pesach che proprio ci tenevo a farvi vedere!

giovedì 12 febbraio 2009

well it's complicated

Martedì è stato l'election day in Israele. Oggi sono arrivati anche i voti dei soldati e delle ambasciate che hanno confermato i risultati. Oggi già i colloqui tra i partiti. Peres convocherà a settimana nuova il candidato con più possibilità di formare un governo, che a quanto pare sarà Bibi Netanyahu. A dire il vero, mi resta il dubbio di quanto potrà mai reggere la coalizione che Bibi potrà formare con il solo blocco di destra (che pare la più probabile). Si tratta di persone con idee alquanto diverse su come le cose debbano andare - mettere insieme il matrimonio civile e l'apertura liberalizzata dei negozi di shabbat con rav Ovadia Yossef, non pare così semplice. Ma soprattutto, si tratta di personaggi che possono anche accettare di stare insieme, ma tendono ad essere piuttosto esosi. "You are a man of the world and you have got your price, I suppose" diceva Oscar Wilde. Il problema è che però non mi pare che ci sia molto da spartire.
Ma venendo ai commenti, tra i più frequenti trovo: "è un disastro (per la sinistra)", "è la fine (della sinistra)", "la sinistra è morta".... dunque, che cos'altro? Ah sì: "il Paese si è imbarbarito".
In tutto ciò, sono un paio di giorni che medito molto, anche perché quanto a fallimenti della sinistra credo di averne già visti un po'.
Innanzi tutto non è che io sia felice come una pasqua. C'ho sperato, c'ho creduto a Tzippi Livni e ad un governo di unità nazionale. Ieri ho letto un articolo in cui c'era un paragrafo che potrei sottoscrivere:
I dreamt a wild, delusional, crazy dream the night before Election Day: The moment the final results are published, Benjamin Netanyahu, Tzipi Livni, and Ehud Barak make a joint appearance on our television screens. In simple Hebrew they say: In the face of the security, diplomatic and economic threats expected by the State of Israel in the next year or two, we decided to join forces, to only see the welfare of the country before us, and to form a joint government. This government shall remain in power until the Israeli and global solution to the Iranian nuclear issue is found, or until we take a joint decision.
Ma evidentemente la politica deve fare il suo corso e le cose non andranno così.
Qualcuna ha fatto notare del resto che forse le più importanti svolte verso la pace in Israele le ha fatte la destra (o una sinistra col pugno forte) e non la sinistra, e che la sinistra non avrebbe potuto fare cose molto diverse in politica estera. E propendo veramente a darle ragione.
Ma quelli che più mi irritano sono coloro che continuano a ripetere, da Israele e da fuori, che il Paese si sta imbarbarendo. Certo Lieberman non è un signore o un Lord inglese. La storia del giuramento di fedeltà da richiedersi ai cittadini arabi la trovo non solo bruttina, ma pure molto pericolosa - si comincia con gli arabi, non si sa dove si finisce. Insomma però, diciamolo, Lieberman sarà al governo e avrà peso, ma ha meno seggi di quello che pensava (speravano di sfiorare i 20 e invece stanno a 15). E poi scusate, quelli di Shas vi fanno meno schifo?
Ma per alcuni pare che il vero nocciolo del famoso imbarbarimento della Nazione stia in realtà nel fatto che, avendo voluto seguire il fantasma di una falsa colomba (la Livni), il popolino si sarebbe ritrovato con lei a sostenere che Hamas dovrebbe essere sradicata e Shalit dovrebbe tornare a casa. Ora mi domando e dico: che cosa ci sarebbe di male nel volere che una organizzazione terroristica venga eliminata e che un cittadino israeliano, prigioniero da più di due anni, senza la garanzia di alcuna convenzione internazionale, se ne possa tornare (speriamo vivo) a casa?
In secondo luogo, provate a guardare la cosa come se non si trattasse di Israele. Partiti che calano della metà dei seggi (Meretz) o di circa un terzo (Labor), secondo voi hanno qualche ragione di accusare l'elettorato imbarbarito che sbaglia? O dovrebbero piuttosto pensare a che cosa non ha funzionato? O meglio diciamocelo, che cosa da anni non funziona? Forse che alcune idee, che so su Hamas o Shalit, non sono così con i piedi per terra?
Orientamento politico: well, it's complicated

mercoledì 11 febbraio 2009

Monday, March 27, 2006

C'è solo da cambiare un nome...

martedì 10 febbraio 2009

libertà

So che stasera magari ci sarebbe stato bene un bel post sul voto in Israele. Però ho una serie di pensieri che vorrei scrivere dopo le notizie su Eluana Englaro. O meglio, una storia di cui ho già raccontato la fine un po' di tempo fa.
L'anno scorso tra qualche settimana nasceva mio figlio. Qualche settimana prima una mia cara amica scopriva che la piccola che stava aspettando aveva una terribile malformazione: un'ernia diaframmatica. Praticamente il diaframma della piccola aveva un grosso buco sul lato sinistro e buona parte degli organi dell'addome stavano già risalendo nella cassa toracica impedendo al polmone sinistro di svilupparsi e comprimendo e spostando verso destra il cuoricino. I medici avevano dato il 30% di possibilità di sopravvivere e a dire il vero dubitavano pure che ce l'avrebbe mai fatta appena nata. La mia amica, suo marito e la loro prima bimba da Israele tornarono negli Stati Uniti presso uno dei centri mondiali per questo genere di malformazioni, per cercare di dare alla piccola le migliori possibilità di farcela. Il trasloco non era scontato, presentava problemi: interrompere i loro progetti di vita, il loro futuro. Ma sentivano di doverlo fare, di dover seguire la speranza: la bimba si sarebbe chiamata Tikva, Tikva Ahava - Speranza Amore in ebraico.
Tikva è nata il 10 giugno 2008. Circondati da amore e cure, pochi giorni dopo, Tikva e la sua famiglia hanno affrontato l'operazione che ha ricostruito il diaframma e rimesso al loro posto gli organi interni. Il caso più grave che i medici del centro avessero mai visto. Le cose sembrano andare per il meglio, nonostante gli enormi problemi: il polmone destro che pure si era sviluppato non riesce ad ossigenarsi completamente. Poi verso la fine di luglio la situazione ha un tracollo, emerge che in realtà c'è anche una malformazione ai bronchi del polmone funzionante, responsabile della mancata ossigenazione. Di crisi in crisi la situazione peggiora, fino al 7 agosto verso sera, quando Tikva se ne è andata.
Questa famiglia fantastica, a cui mi lega qualcosa che va oltre la pura amicizia, ha intrapreso tutto questo percorso sapendo che la loro bimba avrebbe potuto non farcela. Ha fatto tutto questo non mossa da spirito di sacrificio, ma per puro amore. Per amore e senso di dignità della vita.
E proprio per questa dignità ha da subito firmato il "non-resuscitation order", l'ordine di non rianimare. E per la dignità che la vita di ognuno merita, quando la situazione è diventata critica e non compatibile con una prevedibile degna vita futura, hanno guardato la loro piccola negli occhi, l'hanno ascoltata e l'hanno lasciata andare. Con dolore, con il dolore che solo una cosa che non dovrebbe mai succedere può causare: che dei genitori sopravvivano ai propri figli. L'hanno lasciata andare, regalandole gli ultimi suoi lenti respiri liberi. Gli unici che nella sua breve vita abbia mai fatto da sola. Respiri liberi, contornati da puro amore, tra le braccia della mamma, senza fili, né canule, né ventilatori. Così se ne è andata Tikva.
Perché quando non c'è altro, lasciare andare, accettare è grandissimo amore. E' fede in Dio. Nella natura. Nella vita. Come preferite.

mercoledì 28 gennaio 2009

27 gennaio



Questo video me lo ha fatto vedere il primo graduato di Zahal che abbia mai incontrato in vita mia. Lui c'era. E' il primo ufficiale israeliano a studiare per diventare rabbino reform.

giovedì 22 gennaio 2009

la memoria corta


Tra pochi giorni in Europa ci sarà la Giornata della Memoria. C'è chi pensa che l'Europa non sia più degna di tale ricorrenza. Io penso semplicemente che prima di dire Olocausto o genocidio qualcuno dovrebbe almeno guardare sul dizionario per sapere che cosa significano.
Ci sarà la Giornata della Memoria, o meglio, ci sarà per quegli Stati, enti o comunità locali che la vorranno fare. Almeno così pare. Pare che una legge promulgata dall'Unione Europea possa infatti essere lasciata da parte. In fin dei conti siamo in tempi di guerra no? Legislazioni speciali.
Ma contro chi è questa lotta? Non la voglio fare tanto melodrammatica e cerco di dirla nel modo più asciutto possibile. E contro di noi. E con noi intendo non Israeliani. Intendo ebrei. Punto.
Non è solo il boicottaggio - ma si rende conto lo studente universitario che tanto sbraita contro le interferenze del Papa nelle questioni di bioetica, che cosa significa tagliare i ponti con la ricerca israeliana?
Non è solo la lotta mediatica - le immagini, le notizie e mai le smentite.
Non sono neppure gli atti vandalici - ebrei picchiato a Londra dopo la manifestazione a favore di Israele, sinagoghe vandalizzate in Francia, i negozi di ebrei trovati sigillati a Roma.
E' la sensazione di avere davanti una bomba. "C’è una sorta di ricatto di fondo che aleggia ormai da trent’anni. Sono tutti pronti, anche se sempre un po’ meno, a stracciarsi le vesti per gli ebrei morti. Ma se gli ebrei sono vivi, vogliono fare i cittadini democratici, esserci e costruire allora il discorso cambia...Il mondo vive gli ebrei in modo positivo quando sono proiettati in una sorta di esodo eterno, come se li amasse solo sulla carta. Ed è una percezione che viene profondamente messa in discussione dalla presenza dello stato d’Israele."
In Israele non c'è la Giornata della Memoria. Dopo Pesach c'è Yom haShoah vehaGhevurah, che vuol dire Giorno della Shoah e dell'eroismo. Cade in corrispondenza degli ultimi giorni della repressione della rivolta del ghetto di Varsavia. E quello ricorda: i morti, tanti morti nel vento, ma la dignità della resistenza. Della resistenza per la propria vita e per quella dei propri figli.
Non voglio farla tragica. Oggi però ho la sensazione di avere davanti una bomba. E io ho tutta l'intenzione di non farmela esplodere in faccia.

domenica 18 gennaio 2009

Caro diario

Stufa. Sono stufa di sentire le notizie che vengono dalla manifestazione di ieri di Roma, dalla marcia per la pace di Assisi, dalla sinagoga di Firenze, dalla bocca di D'Alema e dalla trasmissione di Santoro, dalla Francia, da Londra, da Amsterdam,...
Allora ho deciso di fare una cosa un po' morettiana. Presente Caro diario dove Nanni Moretti raccoglie e cataloga tutti gli articoli che lo hanno fatto incazzare fino a creare un unico grande giornalone in cui si avvolge? Alla fine poi butta via tutto. Bene ho bisogno di un momento catartico del genere. Ne sento il bisogno. Il bisogno di disintossicarmi. E allora ho deciso di mettere qui sotto a mo' di collage degli articoli che mi hanno fatto molto incazzare e/o preoccupare in questi giorni di guerra. Non perché siano tutti quelli che mi hanno fatto uscire dai gangheri, ma così, semplicemente perché mi capitano in mano.

Anglo-Jewry is in the middle of the worst outbreak of antisemitism in Britain since the Community Security Trust started keeping records a quarter of a century ago. Since the start of the Israeli offensive into Gaza on December 27, more than 150 incidents across the country have been recorded. (The Jewish Cronicle)

Foto da manifestazione a Londra

A guidare migliaia di persone, per pochi minuti, un bambino, Nidhal, appena sette anni, gli occhi neri, così come i capelli. La madre è tunisina, mentre lui è nato in Italia. Dopo aver visto le immagini di guerra sulla tv ha avuto un incubo: "Ho sognato che uccidevano pure me", ha spiegato poi al megafono con la sua voce di bimbo: "Palestina mia mia, Israele via via".

Altre foto dal corteo di Roma




Continuano gli attacchi indiscriminati a ospedali e a personale medico... Invito allora Israele a sganciarci addosso una delle sue tante bombe atomiche che tiene segretamente stivate contro tutti i trattati di non proliferazione nucleare. Ci tiri addosso la bomba risolutiva, terminino l'inumana agonia di migliaia di corpi maciullati nelle corsie sovraffollate degli ospedali che ho visitato. [Le menzogne deliberate e la costruzione ideologica dell'odio de Il Manifesto, L'Internazionale]



Corteo con due deputati in Olanda «Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!»

Bomba rudimentale alla sinagoga. La miccia si è spenta subito.
L'ordigno era fatto con una bomboletta da campeggio e con della carta è stato ritrovato nella casa Schabat

sabato 17 gennaio 2009

TG delle 8

da Eretz Nehederet, meravigliosa trasmissione satirica.
12 gennaio 2009

GIORNALISTA: Mi trovo tra le macerie di Gaza. Esattamente qui Gesù bevve dal Sacro Graal. E lì gli Israeliani oggi bevono il sangue dei Palestinesi
DONNA: Oddio! Oddio!
GIORNALISTA: Questa è Nadin, vive proprio qui. Ma la sua casa è stata colpita dai missili proprio da là.
DONNA: Gli ebrei ci hanno tagliato l'acqua, l'elettricità. Come possiamo vivere?
GIORNALISTA: Sta dicendo: Gli Israeliani mi hanno ucciso il marito e poi hanno violentato mia figlia.
DONNA: Tutta la notte aereoplani, Bum bumbum bum. Il soffitto stava crollando...
GIORNALISTA: ["traducendo"] Gli aereoplani hanno lanciato un drago su di noi. E il drago ha stuprato mia figlia. Un drago con lo streimel... il tradizionale cappello ebraico.
*****
GIORNALISTA: Per capire che cosa succede qui ascoltiamo il portavoce dell'esercito Avi Banihau che si trova qui lì e dovunque.
PORTAVOCE: Di nuovo vorrei sottolineare che Zahal sta facendo il possibile...
GIORNALISTA: ["traducendo"] Sono così grosso perchè oggi ho mangiato due bambin palestinesi. Questo è il nostro cibo tradizionale. Mio moglie sa cucinare degli ottimi Palestinesi. Grazie Avi.
PORTAVOCE: Grazie mille.
GIORNALISTA: Buona guerra.

Mica tanto diversa, da quel che sento, dai TG italiani.

giovedì 15 gennaio 2009

mercoledì 14 gennaio 2009

sproporzioni

martedì 13 gennaio 2009

boicottaggio globale

Sono d'accordo con chi dice che a far le cose bene ci vorrebbe un boicottaggio globale e non solo dei prodotti israeliani.
Credo che chi si mette a fare distinguo tra Israele e ebrei stia nascondendosi dietro a un dito e faccia torto alla acutezza della propria capacità di ragionare. Sì perché, vedete, voi signori e signore del boicottaggio, avete ragione: è inutile fare distinzioni tra prodotti israeliani e prodotti di ebrei, tra Israele e comunità della diaspora. Il vostro intuito ve lo aveva suggerito. La vostra analisi ve lo ha confermato. Certo che un po' di opportunismo politico (eh sì, dài, che un po' ce l'avete anche voi) vi ha portato a, come dire, non enfatizzare la polemica, a creare dei distinguo. Ma non chiamiamolo neanche opportunismo. E' mestiere, buon mestiere.
Ma francamente, da amica e da persona che conosce il mondo ebraico dall'interno, vi esorto: restate fedeli alla vostra purezza! Siete perfettamente coerenti se operate un boicottaggio globale di tutto ciò che puzza (ma sì diciamolo) di ebraico.
Così, prima di spengere per sempre il vostro computer che gira con Intel Pentium (prodotto da boicottare, ma questo già lo sapete), vi prego di dare ancora qualche secondo e qualche centesimo allo strapotere israeliano e di leggermi.
Vi svelerò un segreto.
Lo vedete quel negozio di vestiti lì in fondo alla via, lo sapete tutti che i proprietari sono ebrei, giusto? Bene, non comprate da loro. I proprietari hanno prenotato un posto al cimitro di Har haMenuchot a Gerusalemme perché almeno da morti ci vogliono andare in Terra di Israele. E tutti gli anni pagano l'affitto allo Stato di Israele. Fanno girare l'economia, come si dice.
La vedete invece quella librerietta lì? Carina vero? Tanti bei libri, tiene anche l'usato. Anche lui è ebreo si sa. Però lui è un compagno e anzi pure critico di Israele. Ecco, non comprate neppure lì. Hanno il nipote che è emigrato in Israele e tutti gli anni (cuore di nonni) gli mandano dei soldi perché - sapete - dopo il militare, è andato all'univerisità e, anche se lavora nel frattempo, ha bisogno di un autino economico. Pagano tutti gli anni parte delle tasse di iscrizione al nipote, cioè al Ministero israeliano dell'educazione.
Infine, presente quel banco al mercato che ha tanta roba carina e a poco? Ecco, neanche lì comprate. La proprietaria non è neanche ebrea. Suo padre lo era. Però tutti gli anni il giorno della morte del padre svuota il bossolo del Keren Kayemen LeIsrael che ha a casa e fa piantare un albero in nome di suo padre in Israele, perché lui ci teneva tanto.
Il segreto di Pulcinella: non c'è ebreo o persona legata all'ebraismo che non sia legata ad Israele e che una volta nella sua vita non abbia dato un centesimo a Israele, che non abbia fatto "girare l'economia di quel Paese". Perché c'è una questione di fondo: non c'è qualcosa come la religione ebraica separata dall'appartenenza al popolo ebraico e dal legame con la Terra di Israele.
La caccia comincia.

intimidazioni

Ieri notte è stata vandalizzata da antisemiti la sinagoga di Pisa. Io ho studiato a Pisa e pur non essendo la mia comunità, là mi sono sempre sentita accolta a braccia aperte, me e la mia famiglia, per le feste, per la giornata della cultura ebraica, per i concerti. E' stata vandalizzata con un lancio di uova di vernice rossa un edificio storico, al cui interno sta il tessuto più antico d'Europa proveniente da una comunità ebraica e dal cui tetto da un anno piove. Vandalizzata nella città che ha conosciuto le Livornine, che non ha mai avuto un ghetto.
Ora come inferiscono tutti dalla polizia ai cretini dei vari gruppi e collettivi della opposizione pisana è evidente la connessione con l'attualità di Gaza e Israele. Le autorità hanno espresso solidarietà alla comunità. La sinistra critica si augura che in seguito a questi atti la comunità ebraica cambi rotta.
Prendo un comunicato a caso quello del gruppo pisano Aut Aut - avrei potuto prenderne altri:
"E' vero che a Pisa la sinagoga non è stata mai oggetto di "azione politica", ma è altrettanto vero a comunità ebraica pisana non si è mai espressa con chiarezza sulla situazione medio-orientale, ed in più negli ultimi anni non ha fatto altro che stimolare iniziative a dir poco discutibili... Che la comunità ebraica italiana dialoghi con le diversità, ed abbia il buon senso di riportare i propri compagni di fede sulla retta via".
Io questa la chiamo intimidazione.

vandalizzata da antisemiti la sinagoga di pisa

Ricevo adesso dalla Comunità ebraica di Pisa e vi metto a parte.

LA PRESENTE PER COMUNICARE CHE LA SCORSA NOTTE LA NOSTRA COMUNITA' E' STATA OGGETTO DI LANCIO DI "UOVA" CONTENENTI VERNICE ROSSA, A RIPRODUZIONE DI QUANTO COMPIUTO PRESSO LE REDAZIONI DEI GIORNALI A ROMA ACCUSATI DI DISINFORMAZIONE SUL CONFLITTO MEDIORIENTALE.
E' INDUBBIO CHE L'OBIETTIVO DEI RESPONSABILI DELL'ATTO E' QUELLO DI CREARE UN CLIMA DI TENSIONE LEGATO AL CONFLITTO MEDIORIENTALE, COLPENDO LE COSE A NOI PIU' CARE COME -APPUNTO- LA NOSTRA ANTICA SINAGOGA.
LA COSA FA MOLTO EFFETTO E ABBIAMO RICEVUTO SOLIDARIETA' SINCERA OLTRE CHE DALLE ISTITUZIONI SOPRATTUTTO DALLA CITTADINANZA, DATO CHE EPISODI DI QUESTO TIPO RARAMENTE SONO ACCADUTI AL COMPLESSO SINAGOGALE PISANO.
PROBABILMENTE E' STATO INDIVIDUATO IL GRUPPO RESPONSABILE DI QUANTO ACCADUTO, I CUI MEMBRI SONO CONVINTI DI SENSIBILIZZARE L'OPINIONE PUBBLICA SUL CONFLITTO MEDIORIENTALE CON QUESTI GESTI VILI.
VOGLIAMO TRANQUILLIZZARE TUTTI CHE STIAMO SEGUENDO GLI SVILUPPI DELLA SITUAZIONE E IL CONSIGLIO DELLA COMUNITA' PRENDERA' LE DECISIONI OPPORTUNE.
AL TEMPO STESSO L'INTENDIMENTO DELLE AUTORITA', A PARTIRE DAL SINDACO, E' QUELLO DI INTENSIFICARE LA SORVEGLIANZA DELLA VIA DOVE SI TROVA LA NOSTRA SINAGOGA (E NON SOLO, VEDI GLI ALTRI EDIFICI DI RILEVANZA) CON MEZZI TECNOLOGICI ALL'AVANGUARDIA.
LA GRAVITA' DI QUANTO ACCADUTO E' CONFERMATA ANCHE DAL FATTO CHE LA NOTIZIA SI E' DIFFUSA RAPIDAMENTE, PER IL TRAMITE DEGLI ORGANI DI INFORMAZIONE LOCALE E NAZIONALE, A MISURA DELLA SERIETA' E DELLA "SORPRESA" DELL'ATTO.
UN CORDIALE SHALOM.

Per ulteriori informazioni
http://www.gonews.it/articolo_27542_sinagoga-imbrattata-lancio-uova-vernice-rossa.html
http://www.parlamento.toscana.it/default.asp?IDNotizia=26753&NomeTabella=

giovedì 8 gennaio 2009

כל שנבקש


לו יהי – Lu yehi
di Naomi Shemer (canta Hava Alberstein)


עוד יש מפרש לבן באופק
מול ענן שחור כבד
כל שנבקש לו יהי.
ואם בחלונות הערב
אור נרות החג רועד
כל שנבקש לו יהי.

לו יהי, לו יהי
אנא - לו יהי
כל שנבקש לו יהי.

אם המבשר עומד בדלת
תן מילה טובה בפיו
כל שנבקש לו יהי
אם נפשך למות שואלת
מפריחה ומאסיף
כל שנבקש לו יהי
לו יהי, לו יהי...

מה קול ענות אני שומע
קול שופר וקול תופים
כל שנבקש לו יהי
לו תישמע בתוך כל אלה
גם תפילה אחת מפי
כל שנבקש לו יהי
לו יהי לו יהי.....

בתוך שכונה קטנה מוצלת
בית קט עם גג אדום
כל שנבקש לו יהי.
זה סוף הקיץ סוף הדרך
תן להם לשוב הלום
כל שנבקש לו יהי.
לו יהי, לו יהי...

ואם פתאום יזרח מאופל
על ראשנו אור כוכב
כל שנבקש לו יהי.
אז תן שלווה ותן גם כוח
לכל אלה שנאהב
כל שנבקש לו יהי.
לו יהי, לו יהי...

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There is still a white sail on the horizon
Opposite a heavy black cloud
All that we ask for - may it be
And if in the evening windows
The light of the holiday candles flickers
All that we seek - may it be
May it be, may it be - Please - may it be
All that we seek - may it be.
What is the sound that I hear
The cry of the shofar and the sound of drums
All that we ask for - may it be
If only there can be heard within all this
One prayer from my lips also
All that we seek - may it be
Within a small, shaded neighborhood
Is a small house with a red roof
All that we ask for, may it be
This is the end of summer, the end of the path
Allow them to return safely here
All that we seek, may it be
And if suddenly, rising from the darkness
Over our heads, the light of a star shines
All that we ask for, may it be
Then grant tranquility and also grant strength
To all those we love
All that we seek, may it be
May it be...

lunedì 5 gennaio 2009

perdere un amico (su Facebook)

Oggi ho perso un amico... su Facebook. Non che me ne dispiaccia più di tanto, però sono cose che danno da pensare, al di là di considerazioni sulla fatuità delle amicizie "recuperate" in FB dopo anni di latitanza da entrambe le parti. Forse è solo che, dopo un po' che non ci si frequenta, non ci si (ri)conosce più, non si hanno più interessi in comune. Uno finisce ad essere fan di Guerre Stellari in traduzione giapponese e quell'altro fa parte del gruppo a sostegno della diffusione di Don Camillo e Peppone in Algeria. Boh, che ne so? Cose così. E allora magari non si guardano più gli update degli status di Caio, non si scrive più sul Wall di Sempronia. Pazienza.
Ma vedersi cancellare dalle amicizie di qualcuno è un'altra roba, specie se ne capisci il motivo e lo riscontri nel fatto che la suddetta persona è un imbecille. Allora il discorso cambia.
Non so voi, ma io cerco di spedire inviti e messaggi alle persone che mi pare possano essere interessati. Evito di spedire a casaccio (ok, quando spedisco i test non proprio...).
Ora, chi guardi il mio profilo di FB credo che anche se magari non si ricorda chi sono, si fa comunque una idea di me. NU? Perché diamine mi si deve mandare la richiesta di aderire ad un gruppo in sostegno dei Palestinesi e CONTRO Israele? Trovo una sola risposta, si tratta di un imbecille. Un tizio del genere non me la sento neppure di definirlo provocatore. Ammetto di non averci pensato neanche per un minuto: ho semplicemente risposto inviando l'invito per il gruppo I support the Israel Defence Forces in preventing terror attacks from Gaza. Il tizio ha risposto togliendomi dalle sue amicizie, come ho scoperto mentre cercavo di mandargli il link al mio blog.
Io davanti agli imbecilli in questi giorni ammetto di avere poca pazienza. Un amico connazionale mi ha appena ricordato che se ne dovrebbe avere molta, specialmente adesso. Non so, forse ha ragione. Forse sono io che ho preso il peggio dell'essere israeliana e me ne frego troppo di frequente di quello che gli altri dal di fuori pensano di noi. Questa guerra, che spero con tutto il cuore finisca con successo il prima possibile, è anche battuta sul piano dell'immagine. L'ho visto passando Channukkà in Italia e guardando la TV. Forse è merito del fatto che c'è una donna di mezzo. Forse semplicemente si è imparata la lezione dalla seconda guerra in Libano (speriamo la si sia imparata anche dal punto di vista militare).
Resta il fatto che a volte sembra veramente una battaglia persa cercare non dico di convincere, ma anche solo farsi ascoltare da certe persone.

quello che non si dice

Mi permetto di rubare dal blog di Dan delle foto (so di non essere né la prima né l'ultima!).
Si parla molto delle vittime innocenti di Gaza. Non si parla affatto di come passo dopo passo, costantemente, quotidianamente i soldati israeliani tentino di evitare le vittime civili, ma anche di AIUTARE a SALVARE le vite dei propri nemici.
E come ha detto Zippi Livni, non perché ce lo chiede il mondo, ma perché è parte della nostra morale.

Soldati israeliani salvano palestinesi sepolti in una galleria bombardata a Gaza

Palestinese soccorso da soldato israeliano