mercoledì 14 maggio 2008

occhio per occhio

Dal numero di messaggi che ho ricevuto da parte di cattolici, credo di dovere qualche spiegazione in più sulla questione dell'aborto, lasciando per un momento da parte le mie convinzioni etiche personali e cercando di spiegare la posizione ebraica sul tema. Fermo restando che, come ho già detto e come rav Disegni ha scritto, le posizioni sono comunque molto variegate e le decisioni prendono sempre in considerazione il caso singolo.
Nei messaggi ricevuti, credo che in realtà vengano al nodo due diverse questioni. Da un lato c'è il preconcetto di sapere che cosa c'è scritto nella Bibbia, in particolare nel "Vecchio Testamento", o meglio (mi si passi il termine) la presunzione di dire agli ebrei e al mondo che cosa ci si dovrebbe leggere. Dall'altra c'è un problema di fondo: come può essere una religione "contro la vita"?
Cercherò di andare per ordine e mi scuso se non risponderò a tutte le domande. Non sono una rabbina. Al massimo sono un'apprendista rebbetziner.

Una cosa che mi pare sfugga ai miei amati lettori è che un testo acquista un valore non in sè, ma per le interpretazioni che se ne danno. La tradizione ebraica mette questo al suo centro e resta vitale proprio grazie a questo. Vi siete mai chiesti perché non ci sono molti ebrei ciechi? Eppure sta scritto "occhio per occhio". La chiave del mistero sta in quella parolina di cui sopra: interpretazione. La legge ebraica (halakhà) da millenni è appunto questo, attraverso la Mishnà, la Ghemarà e il Talmud prima e attraverso i responsa adesso, i rabbini di tutti i tempi hanno interpretato ciò che sta scritto nella Torà, per dare risposte concrete e valide per i problemi dei loro tempi. Questo significa ad esempio che praticamente da sempre il detto "occhio per occhio" è stato interpretato in termini di compensazione per il danno arrecato.
Interpretazioni diverse - evidentemente - la nostra e la vostra. Punti di vista sul testo, direi.
Per quanto riguarda specificamente la questione aborto, il testo principale di riferimento per noi è Esodo 21:22-25. Guarda caso proprio il famoso occhio per occhio.
"Quando degli uomini stiano lottando e uno di essi spinge una donna incinta facendola abortire, ma non provocandole alcun altro danno, il responsabile sarà punito in base a quanto il marito della donna può prendere da lui, secondo una stima. Ma se altri danni ne conseguono la punizione sarà vta per vita."
Da questo brano l'Halakhà deriva che la soppressione di un feto non è da considerarsi alla stregua di un omicidio e non è punibile come tale.
L'altro famoso passo che invece si continua a citarmi è dal libro della Genesi (38:6-11). In esso si racconta di Onan, il quale si rifiuta di seguire la legge del levirato, secondo la quale avrebbe dovuto sposare la moglie vedova di suo fratello, in modo da farle avere figli, che sarebbero stati come figli di suo fratello. Per non fare questo"Onan disperdeva per terra, ogni volta che si univa alla moglie di suo fratello, in modo da non dare una discendenza a suo fratello. Ciò fece dispiacere al Signore, che prese la sua vita".
Ora, da questo passo nella tradizione ebraica si ricavano una serie di divertenti considerazioni, prima di tutto sul levirato... e non vi sto qui ad annoiare. Secondariamente si ricavano interessanti normative relative alla contraccezione e ai figli. La mitzvà (obbligo) di fare figli si fa ricadere solo sull'uomo e non sulla donna. Per questa ragione, mentre l'uomo non può adottare mezzi di contraccezione, la donna può farlo. Da tutto questo però non si ricava nulla sull'aborto, nè sul fatto che lo sperma sia già vita.
Insomma questione di punti di vista.

Il secondo punto in questione è "come una religione possa non difendere la vita". La risposta è molto semplice: la mia religione difende la vita. Quella dei viventi, appunto, secondo la nostra definizione e in primo luogo quella della madre. Questo approccio è del resto lo stesso dell'Islam, per il quale il feto non è vitale fino a 120 giorni dal concepimento ed è in generale possibile sopprimerlo in caso di problemi di salute o psicologici della madre. Famoso fu il caso degli stupri delle donne bosniache. Una fatwa fu promulgata appunto che riconosceva la liceità dell'interruzione di quelle gravidanze. Da notare anche che queste posizioni implicano che un intervento farmacutico tempestivo (pillola del giorno dopo) è da privilegiarsi.
Ma allora? Se le religioni devono dare un esempio morale, cosa succederebbe se tutti decicessero di interrompere la gravidanza?
Barukh haShem, milioni di bambini ebrei popolano ancora questo mondo. E in qualche modo saranno pur nati. E miliardi di bambini musulmani continuano a nascere, Inshallah.