martedì 20 febbraio 2007

Be' mi' tempi

Adoro il Carnevale. Da bambina vivevo vicino alla stazione e appena sentivo le grancasse delle bande la domenica all'ora di pranzo, anche se stavo ancora mangiando, correvo a truccarmi e via. Anni sui carri e poi nella mascherata dello scientifico, rioni e compagnia bella. E questa fedeltà me la porto ancora dentro e se manco a un corso o a un rione vuole dire che è davvero successo qualcosa.
Adoro il Carnevale. E per questo devo dire che da quando è stato deciso che la promozione e la retrocessione di categoria dei carri si fa un anno sì e uno no, l'anno no è semplicemente una schifezza. Proprio come quest'anno.
Unico carro degno di questo nome è quello dell'
Avanzini: il cavallo è meraviglioso, ha dei movimenti fantastici e la caricatura di Prodi è veramente fatta bene. Certo però magari un po' più di cartapesta in quei fantasmoni dietro male male non ci stava. E anche due colorini un po' più vivaci non avrebbero guastato.
Anche perché altrimenti è veramente un mortorio! Cioè, voglio dire, simpatico il titolo di
Galli-Lebigre-Roger (Si va a mori' e po' si torna), ma possibile che da tre anni non ci fanno che riproporre in versioni brutte il bellissimo carro di tre anni fa con la bambolona?
E a proposito di bambole e giochi, io da bimbetta c'andavo alle pisalanche in pineta, ma ditemi voi se quella del carro del Breschi è una pisalanca. Al massimo è una altalena scaciata del Parco Pitagora. Per non parlare poi dell'eterno palco di Francesconi. L'ennesimo reciclaggio dagli ultimi anni: una volta con su i pulcinella e una volta i pierrot, ma è sempre la solita solfa.

E poi a dirla tutta: questi carri sono piccini. I carri di prima sembrano di seconda e i carri di seconda sembrano barocci. Una tristezza infinita.
Insomma, possibile che non ci sia più il tempo in cui i mulini bianchi e le mezze stagioni esistevano ancora?
Quando i carri erano colorati, belli grandi e pieni?
Di quelli che ti fanno restare a bocca aperta e naso insù come un bamboretto.

Rondini a carnevale

Dopo un periodo un po' brutto, alla fine sono riuscita a andare al corso (al carnevale di Viareggio N.d.R. per chi non lo sapesse). A parte che i carri sono sempre più piccini e che quest'anno davvero c'è ben poco da salvare, è stata davvero una bella domenica.
Tante volte ci siamo sentiti raccontare di Viareggio Carnevale della Pace, tutto con la maiuscola, mi raccomando. Ma a parte l'orripilante carro co' bamboretti impiccati di Dario Fo nel 2000, non riesco a ricordare un granché e mi sono sempre chiesta che cosa c'entrasse.
Domenica scorsa invece, per la seconda volta sono stati ospiti di un istituto comprensivo di Viareggio i ragazzi dell'Associazione Rondine Cittadella della Pace
, vicino ad Arezzo. Senza pubblicità né schiamazzi abbiamo mangiato ingovonandoci di cenci e poi siamo andati tutti al carnevale.
Rondine è una associazione in origine cattolica, ma aperta a tutti coloro che siano interessati a "coltivare l'amore per la politica, promovendo una cultura di pace che si sviluppa in tre direzioni: giustizia, salvaguardia dell'ambiente e pace fra i popoli".
Da circa dieci anni l'associazione ha anche uno studentato internazionale. Qui vivono e si confrontano studenti universitari, provenienti da luoghi di conflitto dell'Europa e del Mediterraneo, colpiti personalmente dalla guerra. La scelta dei partecipanti è equilibrata rispetto ai diversi fronti e i ragazzi possono da un lato conseguire un titolo di studio e dall'altro partecipare all'esperienza della Cittadella della Pace.
Giusto a titolo informativo, ci sono anche un israeliano e un palestinese, per quelli che si sentono in dovere di cercarli dovunque si parli di guerre. Per una volta, però, suggerirei a questi
voyeurs dei conflitti internazionali di fare caso alla presenza di ragazzi dalla Cecenia, dalla Georgia, dalla Sierra Leone... Magari può essere un'occasione per andare a cercare questi posti su un altante e informarsi un po' su quel che succede nel resto del mondo, che ne so, in Abkhasia per esempio.